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“Come sei magra, mangi?”



“Ma come sei magra”, “Mangi?”, “Dovresti prenderli però un po’ di chiletti, cosa ci vorrà mai”


Ecco, esattamente, cosa spinga le persone ad esprimere questi pensieri senza conoscere la storia di chi hanno di fronte non lo capirò mai. O meglio, non lo accetterò mai. Sempre e comunque commenti che riguardano il fisico, in una direzione o nell’altra. Mai un “Come stai? Hai bisogno di fare una chiacchiera?” oppure “Ci prendiamo un caffè?”.


Partiamo dal presupposto che, come ci sono persone che nascono con una fisicità più robusta, ce ne sono altre che nascono con una più esile; sono così di natura, è più che necessario che in entrambi i casi si comprenda che ognuno di noi è diverso dagli altri e come tale ha caratteristiche del tutto proprie.


Il problema di fondo? Siamo circondati da un ideale fisico che è pura finzione!


Mi sono trovata di fronte a ragazze con un passato più che complesso, legato magari a disturbi del comportamento alimentare che per troppo tempo le hanno portate a privarsi di tutto, di tanto; troppe volte queste ragazze sono ricadute nel loro cammino anche perché il mondo esterno non era in grado di osservare senza giudicare e commentare; perché lo specchio non rifletteva il modello ideale, quello di cui i nostri occhi ormai sono pieni.


Tante volte ho visto ragazze portare il loro fisico laddove non può stare, pensando in questo modo di poter essere felici; sapete cosa? Non c’è nessuno di perfetto, è tutta finzione che dilaga e vi dirò di più: magrezza non è sinonimo di felicità, di perfezione.


Quando per tanto tempo il nostro corpo viene privato di qualcosa, nel momento in cui iniziamo a dargli quello di cui ha bisogno, ecco, la sua risposta non è immediata, non avviene nell’arco di una settimana. Tempo, ci vuole tempo. È un vero e proprio percorso.


E, credetemi, può essere frustrante alle volte, a maggior ragione quando tu ce la stai mettendo tutta ma il mondo esterno continua a buttarti fango addosso.



Nel mio lavoro la sfida sta proprio nell’accompagnare ognuno a ritrovare nel cibo un amico e non un nemico, nel vedere il cibo come quel carburante senza il quale non funzioniamo, che sceglierlo bene e secondo certi fabbisogni (i nostri, non quelli del vicino) sarà la via per riportarvi in salute; il mio lavoro è quello di poter indicare la strada verso una serenità alimentare che spesso viene a mancare, verso una percezione di quel senso di fame e sazietà che sono stati dimenticati. La mia intenzione è quella di riportarvi a voi stesse, a riconoscere chi siete davvero e di cosa avete bisogno voi, non chi vi circonda.


La vera chiave? Siete voi.


Prendete consapevolezza di voi stesse, del vostro valore; e smettete di giudicare chi siete state e cos’è successo! Ognuno di noi cambia con il tempo, quel che è stato è stato, l’importante è agire ora per riprendere contatto con voi stesse, oggi.


Circondatevi di persone che vi sostengano nel percorso, che diano valore a ciò che siete e che nel bene vi facciano aprire gli occhi.


Lo dico a te, ragazza che leggi, affronta questo cammino per te stessa, per tornare a vivere ed essere felice!


Lo a dico a te, che invece magari tendi a farti scappare una parola in più, pensaci due volte e nel caso tienila per te quella parola.


Un giorno un’amica ha scritto: “tutto prima o poi finisce, passa; allora se è così cominciamo a vivere, vivere per davvero”.


EM.

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